Da quando l'uomo è comparso sulla terra si è sempre posto domande sulla sua esistenza, sul suo passato e su tutto quello che lo circondava, dandosi, in base ai mezzi che aveva a disposizione, le più svariate risposte. Tali quesiti nell'era contemporanea, nonostante le innovazioni tecnologiche e l'evoluzione della comunicazione di massa, non solo non sono stati risolti ma addirittura hanno avuto un incremento. L'uomo oltre a tentare di comprendere questi interrogativi ha sempre sentito anche l'esigenza di dar loro anima e sostanza avvalendosi dell'Arte, cercando di metabolizzarli e metaforizzarli tramite surrogati capaci di mettere in luce latenze sensoriali, emozionali e razionali: basti pensare all'evocatività delle rappresentazioni artistiche dei personaggi o dei mostri che popolavano la mitologia greca. E anche Nicola Morea, artista colto e versatile, ha voluto contribuire alla codifica di queste istanze irrisolte.
Affascinato da sempre dai misteri, dalla scienza e dalla fantascienza, egli ha usato la sua pittura, pregna di ponderata istintività e di gestualità, per la creazione di un ciclo pittorico dall'emblematico titolo “Enigmi”, nel quale il suo personale punto di vista, focalizzato sulla rappresentazione di alcuni dei più famosi arcani, si trasformasse in un viatico per un dibattito aperto con l'osservatore che in tal modo è costretto a confrontarsi con le proprie credenze, conoscenze e convinzioni. Ma perché la rassegna potesse essere veramente un efficace input per uno scambio di opinioni, l'artista ha voluto impostarla sulla compenetrazione tra la componente allegorica dell'arte ed alcune modalità interpretative: didascalica in quanto rappresenta delle successioni di opere sia sul piano ideale sia su quello artistico; propedeutica perché informa ed insegna; divulgativa perché favorisce lo scambio di idee ed indagatoria perché si avvale del vaglio scrupoloso offerto dalle certificazioni offerte dalla scienza attuale. Tutto ciò ha prodotto un nutrito numero di opere, realizzate grazie ad una diversificazione sia dei materiali, smalti all'acqua talvolta accompagnati dal pastello all'olio, mosaici, elementi tridimensionali, sia di svariate modalità di pittura come l'action painting e le stesure di colore con particolari strumenti realizzati da egli stesso. La produzione è stata poi divisa in cinque aree d'indagine. La prima analizza in senso consequenziale la teoria del Big Bang dal momento iniziale della “singolarità” sino all'universo attuale. Tale progressione ideale dell'universo sul piano pittorico assume valenze dicotomiche rese attraverso la stesura dei colori i quali partendo dai primordiali toni freddi, via via gradano verso intensità più calde per giungere all'odierno miscuglio astrale. La seconda ripropone una rappresentazione analitico-visiva del sito preistorico di Stonehenge, rappresentato sia in pianta che in prospetto. La terza è protesa a sottolineare il mistero senza tempo che circonda i Moai dell'isola di Pasqua. La quarta cita le cosiddette “Figure di Nazca”, in Perù, riproducendo le linee geoglifiche presenti su tale altopiano che raffigurano una scimmia, un ragno, un'astronauta ed una pista. La quinta si incentra sull'evidenziare i rapporti astronomici che legano le piramidi e la sfinge della piana di Giza, in Egitto, con le costellazioni del Leone e di Orione. Infine la quinta vede una miscellanea di dipinti concernenti altri misteri quali: la pianta di Atlantide, secondo le indicazioni contenute nel “Timeo” e nel “Crizia” di Platone; la millenaria colonna indiana priva dei segni del tempo che avrebbero dovuto essere causati dalla ruggine; il triangolo delle Bermuda troncato; la riproduzione di un vecchissimo oggetto d'oro, ritrovato in Colombia, dalla irreale forma per l'epoca di fabbricazione, che ricorda la sagoma di un aereo militare; il paese degli enigmi simboleggiato da una bandiera italiana intaccata da lettere che, unendole, formano la parola “ENIGMI”.
Il ciclo quindi diviene uno strumento d'indagine imparziale nella riflessione, privo sia dell'estremizzazione dell'ortodossia scientifica di stampo positivista sia della visione irrazionale della fantascienza. Da tale rassegna emerge perciò che ogni confutazione, seppur convenzionalmente riconosciuta, non deve mai essere data per assoluta, in quanto ogni certezza può variare nel corso del tempo e può essere superata da nuove verità prima impensabili.
E' perciò doveroso sottolineare che per la realizzazione complessa, corposa e particolareggiata e per le riflessioni culturali ed ideali che induce, questo lavoro di Morea non è solamente un invito al dialogo conoscitivo, ma è anche da intendersi come uno sprone per l'arricchimento intellettuale e la duttilità mentale .