Il filo della storia percorre tutta l’opera di Paola Volpato: emerge un continuo rimando dialettico con la storia dell’arte perdendosi talvolta nella preistoria, talvolta nelle citazioni di grandi artisti d’ogni tempo. E’ chiaro dunque che il sottofondo filosofico è proteso alla ricerca del simbolo, inteso come apertura di senso sul mondo e sulla sua comprensione. Compare anche una dimensione che in certi momenti può sembrare ludica, ma che invece deve essere vista come manifestazione di libertà intellettuale dell’artista, sostanziata da un acceso sperimentalismo tecnico, dalla compenetrazione vari materiali e da riflessioni soggettuali che vanno aldilà della banale rappresentazione. Dunque il suo virtuosismo si esplica in modo appropriato ai fini dell’espressione della sua interiorità e della sua Arte. Le sue “Battaglie” altro non sono che la dimostrazione concreta di come sia possibile concentrare intelletto e arte: le tensioni e le contorsioni fisiche e corporali preludono a quelle ideali e spirituali. Tra moderno e antico fanno da unione le sue “Madonne” in cui l’immagine medioevale, quasi da icona bizantina, si arricchisce di materiali moderni che la proiettano in una dimensione astorica. Interessante è anche la ricerca sulla poetessa Alcott, che la pittrice ha sviluppato nel tempo, stabilendo quasi una simbiosi, tra la biografia spirituale di lei e la sua poesia, e creando così un ciclo di opere volte a comprendere al meglio l’operato della scrittrice. Tutte queste compenetrazioni dimostrano come la dimensione culturale dell’artista sia ampia e sia volta a cogliere e a capire lo scibile umano, e a chiarire che l’arte, intesa come espressione di uno stato lirico, è simulacro di libertà da ogni condizione e costrizione.
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