mercoledì 2 maggio 2012

Nicola Morera

Da quando l'uomo è comparso sulla terra si è sempre posto domande sulla sua esistenza, sul suo passato e su tutto quello che lo circondava, dandosi, in base ai mezzi che aveva a disposizione,  le più svariate risposte. Tali quesiti nell'era contemporanea, nonostante le innovazioni tecnologiche e l'evoluzione della comunicazione di massa, non solo non sono stati risolti ma addirittura hanno avuto un incremento. L'uomo oltre a tentare di comprendere questi interrogativi ha sempre sentito anche l'esigenza di dar loro anima e sostanza avvalendosi dell'Arte, cercando di metabolizzarli e metaforizzarli tramite surrogati capaci di mettere in luce latenze sensoriali, emozionali e razionali: basti pensare all'evocatività delle rappresentazioni artistiche dei personaggi o dei mostri che popolavano la mitologia  greca. E anche Nicola Morea, artista colto e versatile, ha voluto contribuire alla codifica di queste istanze irrisolte.
Affascinato da sempre dai misteri, dalla scienza e dalla fantascienza, egli ha usato la sua pittura, pregna di ponderata istintività e di gestualità, per la creazione di un ciclo pittorico dall'emblematico titolo “Enigmi”, nel quale il suo personale punto di vista, focalizzato sulla rappresentazione di alcuni dei più famosi arcani, si trasformasse in un viatico per un dibattito aperto con l'osservatore che in tal modo è costretto a confrontarsi con le proprie credenze, conoscenze e convinzioni. Ma perché la rassegna potesse essere veramente un efficace input per uno scambio di opinioni, l'artista ha voluto impostarla sulla compenetrazione tra la componente allegorica dell'arte ed alcune modalità interpretative: didascalica in quanto rappresenta delle successioni di opere sia sul piano ideale sia su quello artistico; propedeutica perché informa ed insegna; divulgativa perché favorisce lo scambio di idee ed indagatoria perché si avvale del vaglio scrupoloso offerto dalle certificazioni offerte dalla scienza attuale. Tutto ciò ha prodotto un nutrito numero di opere, realizzate grazie ad una diversificazione sia dei materiali, smalti all'acqua talvolta accompagnati dal pastello all'olio, mosaici, elementi tridimensionali, sia di svariate modalità di pittura come l'action  painting e le stesure di colore con particolari strumenti realizzati da egli stesso. La produzione è stata poi  divisa in cinque aree d'indagine. La prima analizza in senso consequenziale la teoria del Big Bang  dal momento iniziale della “singolarità” sino all'universo attuale. Tale progressione ideale dell'universo sul piano pittorico assume valenze dicotomiche rese attraverso la stesura dei colori i quali partendo dai primordiali toni freddi, via via gradano verso intensità più calde per giungere all'odierno miscuglio astrale. La seconda ripropone una rappresentazione analitico-visiva del sito preistorico di Stonehenge, rappresentato sia in pianta che in prospetto. La terza è protesa a sottolineare il mistero senza tempo che circonda i Moai dell'isola di Pasqua. La quarta cita le cosiddette “Figure di Nazca”, in Perù, riproducendo le linee geoglifiche presenti su tale altopiano che raffigurano una scimmia, un ragno, un'astronauta ed una pista. La quinta si incentra sull'evidenziare i rapporti astronomici che legano le piramidi e la sfinge della piana di Giza, in Egitto, con le costellazioni del Leone e di Orione. Infine la quinta vede una miscellanea di dipinti concernenti altri misteri quali: la pianta di Atlantide, secondo le indicazioni contenute nel “Timeo” e nel “Crizia” di Platone; la millenaria colonna indiana priva dei segni del tempo che avrebbero dovuto essere causati dalla ruggine; il triangolo delle Bermuda troncato; la riproduzione di un vecchissimo oggetto d'oro, ritrovato in Colombia, dalla irreale forma per l'epoca di fabbricazione, che ricorda la sagoma di un aereo militare; il paese degli enigmi simboleggiato da una bandiera italiana intaccata da lettere che, unendole, formano la parola “ENIGMI”.
Il ciclo quindi diviene uno strumento d'indagine imparziale nella riflessione, privo sia dell'estremizzazione dell'ortodossia scientifica di stampo positivista sia della visione irrazionale della fantascienza. Da tale rassegna emerge perciò che ogni confutazione, seppur convenzionalmente riconosciuta, non deve mai essere data per assoluta, in quanto ogni certezza può variare nel corso del tempo e può essere superata da nuove verità prima impensabili.
E' perciò doveroso sottolineare che per la realizzazione complessa, corposa e particolareggiata e per le riflessioni culturali ed ideali che induce, questo lavoro di Morea  non è solamente un invito al dialogo conoscitivo, ma è anche da intendersi come uno sprone per l'arricchimento intellettuale e la duttilità mentale .

Maurizio Canatta

Caro Maurizio
E' proprio vero che le buone cose con il tempo migliorano. E' passato quasi un lustro dal nostro ultimo incontro a casa tua nello splendido borgo di Refrontolo, adagiato dolcemente sulle colline trevigiane. E' stato fruttuoso ed interessante rivederci nuovamente, questa volta a Susegana nel tuo studio-atelier, in un pomeriggio di fine marzo, per ascoltare le riflessioni sul tuo lavoro, e constatare come la tua serietà e volontà d'artista siano immutate, se non aumentate. Hai voluto sottolineare, dimostrandolo con i fatti, come sia importante una solida conoscenza dell'Arte, della sua storia e dei mezzi di espressione ma, soprattutto, come l'artista, anche se con fatica, sofferenza ed  incomprensione, debba rendersi utile alla società nel suo ruolo di propulsore verso il futuro ed il progresso. Per te quindi l'artista, anche se non capito dalla ingenuità e dalla massificazione, deve essere testimonianza tangibile dell'impegno e del creare.
Il Camatta che ho rivisto si è però evoluto dall'ultima volta e per certificare tale mutazione, mi servirò di una modalità didascalica tralasciando titolazioni e soggetti per concentrarmi sulle scansioni di questo tuo percorso creativo. La prima fase, sebbene tu abbia iniziato dal segno, si è sostanziata sulla tua esigenza di confrontarti con la materia nella sua tridimensionalità: l'hai  aggiunta e compattata dando origine a pitto-sculture materiche, cangianti e dai forti tratti estetici, frutto di un intenso lavoro di decorazione protesa al bello utile, nelle quali compare un realismo lirico ed interiorizzato. La successiva evoluzione, dopo aver aggiunto, lavorato e digerito la materia ed essertene “stomacato”, perché oramai priva di poesia, ti ha visto via via togliere corposità e massa protendendoti verso un nuovo lirismo più puro ed una nuova interiorità libera dalla figurazione. Nel terzo momento arriva la svolta: abbandonando definitivamente la matericità sei passato al colore, che, seppur libero dall'ingombro della materia e più versatile, hai continuato ad aggiungere per i tuoi scopi. La quarta versione, quella più vicina a noi, è stata per te il momento della rottura: assuefatto anche dal sovrapporre pure il pigmento hai pensato di spuriarlo. Ma non solo. Anche sul piano esecutivo sei giunto ad una nuova dimensione: dopo l'impeto della gestualità, arriva in te una decantazione che ti conduce ad una intenzionale e razionale elaborazione protesa nuovamente verso percezioni dai tratti figurativi, tanto che una volta concluso l'intervento, il dipinto assume un senso di visione verticale che lo stabilizza. La macchia stesa di getto, viene fatta riposare per poi essere ordinata mentalmente, il tutto sottolineato da un mimetismo che amalgama e bilancia l'aggiungere ed il togliere.
Le creazioni attuali, da me osservate durante il nostro incontro e che sul piano critico mi permettono di riprendere una dimensione argomentativa, oltre alla necessità di conciliare l'accumulo e la rimozione degli elementi, mostrano il tuo odierno e latente desiderio di purificazione spirituale ed intellettuale e si concretizzano inizialmente nella raffigurazione del cielo. Tale soggetto, per definizione, è atto a divenire spazio mentale nel quale il colore assume toni talmente sottili e vibranti da far traslare la mente e portarti altrove. Ma questa aspirazione di pulizia ed equilibrio spirituale e formale è debordata anche su altri successivi lavori pittorici, nei quali il tuo bilanciamento ideale e visivo, fatto di materia unita al colore, cede il passo ad una proporzione sensibile tra realismo e speculatività. Quest'ultima, poi, è rappresentata da squarci concettuali che rompono dinamicamente l'insieme visivo del dipinto, creandone un altro, il quale è, però, in stretta e calibrata coesistenza col precedente così da apparire un insieme fluido che lega materia e colore.
E' fuor di dubbio che le tue opere sul piano artistico siano una novità: in loro si rivede  ancora il tuo impegno d'artista in ambito sociale. Se poi lette in chiave metaforica, esse divengono uno specchio dell'anima inducente l'uomo contemporaneo ad una presa di coscienza: guardarsi dentro e fare i conti con se stesso, concretizzando la necessità di ritrovare, o creare, un equilibrio ideale tra egli e la natura e tra il suo passato ed il suo futuro. Tale introspezione però, secondo la tua intenzione, non è da contemplarsi come dimensione negativa, ma deve essere uno sprone per la  ritrovata serenità.