giovedì 4 settembre 2014

Gilberto Sossella

E' accaduto a molti artisti nel corso della loro carriera, come testimonia la storia dell'Arte, di infatuarsi, anche in modo ossessivo, di un determinato soggetto, che li ha affascinati, o addirittura stregati, per anni o per il resto della vita.
Questo suggestivo innamoramento artistico ha colpito anche Gilberto Sossella, il quale, provenendo da una formazione iconografica scientifico-divulgativa (disegno anatomo-chirurgico-istologico) e pubblicitaria in campo farmacologico, è passato da rappresentazioni vicine all'iperrealismo a esiti astratti in cui la curva diventa elemento cardine della sua creatività. Essa è così prevalente nel ritmo compositivo da tramutarsi quasi in una elaborazione ossessiva che, spesso, lo condiziona.
E’ passato da un estremo all'altro in modo apparentemente immotivato, verso una nuova, personale e libera interpretazione dell'astrattismo, impostata su un robusto concetto geometrico emancipato dall'oggettività.
Ma non è tutto. Infatti se la curva, da un lato, genera ritmi e armonie geometrico-visive in cui è riconoscibile, quale elemento catalizzante, un paradossale equilibrio generato da personali tensioni contrapposte, dall'altro, essa si trasforma in una sorta di “segno dei sentimenti” pregno di emozionalità e teso a sollecitare sia il dato percettivo che quello emotivo-riflessivo dello spettatore.
Questo fervore ha portato Sossella, come si è accennato prima, ad una nuova pittura, la quale ha anche contribuito alla mutazione del suo approccio creativo. Quest'ultimo si è arricchito di un valore intimista sostanziato su una personale ricerca del bello euritmico, da interpretarsi come vettore di percorsi visivi, capace sia di celare pudicamente l’interiorità più intima dell’artista, preservandolo da inutili e patetici esibizionismi, sia di suscitare stimoli cerebrali sul piano estetico e sensibile.
Egli, oltre ad evolvere il proprio pensiero concettuale, spinto dal desiderio di approfondire questa seduzione, è stato anche capace di attribuire alla curva una dimensione evolutiva. Ciò ha permesso all'artista, da un lato, di non cadere nella ripetitività fine a se stessa e, dall'altro, di sedimentare le fasi evolutive di tale coinvolgente indagine. E così, evitando di impostare l a superficie del quadro su schemi preordinati, il pittore, grazie all'ausilio di pennelli e spatole, ha steso spessi strati di tormentato e materico pigmento acrilico per comporre un accordo di forme geometriche, che si contrastano o si accostano e compenetrano fra loro, e linee spezzate nelle quali sono riscontrabili i diversi momenti creativi.
Si possono individuare infatti due fasi esecutive. La prima è impostata su bilanciate ed equilibrate nonché, allo stesso tempo, antitetiche forme, evidenziate da accese ed evidenti disarmonie pigmentose, a tratti tonali, dalle quali emerge, in una limitata porzione del quadro, il più visivamente contrapposto e sensibile particolare che attrae lo spettatore.
La seconda fase è imperniata sulla rottura della curva e la smorzatura dei colori, grazie alla sovrapposizione di gamme di grigi trasparenti (a volte con l'aggiunta da velature ad olio), che infondono all’opera profondità cromatica e serenità compositiva in grado di armonizzare le immancabili dissonanze sopracitate.
È proprio in quest'ultimo momento creativo che un rinnovato kunstvollen spinge Sossella, ad abbandonare definitivamente i rimandi concreti dei suoi costrutti per cercare sul piano mentale un nuovo equilibrio dai tratti eterei. Tale operazione non potrà che essere portatrice di nuovi e significativi risultati.
Magari, perché no, un diverso percorso post-informale.