sabato 30 marzo 2013

Sara Campesan


È sempre una sfida descrivere ed argomentare la personalità  di un artista ed in particolare  il suo lavoro, ma lo è maggiormente, quando si scrive di un'artista complessa come Sara Campesan. A conferma di ciò  basta osservare, non solo,  gli innumerevoli lavori e l'estensione intellettuale delle indagini e delle ricerche che hanno costellato la sua lunga carriera, ma anche il nutrito apparato di bibliografico, composto di grandi storici e critici dell'arte del passato e contemporanei, presente nei svariati cataloghi. E vista la funzionalità e la brevità di questo testo, diverrebbe riduttivo raccontare il suo excursus artistico. Mi indirizzerò perciò sulla focalizzazione argomentata su alcuni punti dell'opera dell'artista a partire dalla definizione  di Arte, che ella identifica come  “ La mia vita”. Con tale affermazione Sara Campesan ha  voluto ribadire, ancora una volta, come l'Arte non può che essere fusa con la biografia di chi la crea. Solo in questo modo essa può infiammare l'artista di un desiderio irrefrenabile di plasmare, inducendolo a ricercare qualcosa di nuovo, sempre con lo stesso entusiasmo. E per aver conferma di questo, basta là carriera la sua carriera: partendo dalla rappresentazione veristica, presente in lei grazie al disegnava  fin da bambina, si è spostata lentamente, supportata anche da studi curricolari in ambito artistico, verso la dimensione astratta per giungere ad una sua personale concezione intellettuale, oramai consolidata nel tempo, lontana dai rimandi sociologici e/o veristici.
Tale concezione artistica, che “Si è evoluta verso il punto opposto dal quale  era partita”, si impernia sulla creazione di un'opera-oggetto da intendersi come concretizzazione di una ricerca intellettuale fondata sul rapporto intrinseco tra spazio, movimento e colore. Perciò ogni singolo elemento di questa compenetrazione, ha, quindi, assunto una connotazione valoriale ben precisa: lo spazio è inteso come dimensione mentale e pensata, nella quale l'artista inserisce le sue ricerche e che si concretizza visivamente solo quando diventa luogo  nel quale si trova immagine e che è arricchita dalle variazioni visive provocate dal colore, percepito simbolicamente. Mentre il movimento, inteso come moto concreto, reale e possibile delle cose, infonde all'opera una vitalità fisico-metaforica in grado di contrapporsi  all'idea di morte, rappresentata dalla fissità e dalla staticità. Talvolta questa opera-oggetto, si  evolve nello spazio-luogo, interagendo con il pubblico, che aveva  la possibilità di entrare al suo interno, ampliando il concetto di percezione dell' immagine sul piano tridimensionale.
Oltre a quanto scritto, questa sua personale concezione dell'arte si è poi avvalsa di tre costanti:  sul piano intellettuale tre costanti: la prima, pur rifiutandone l'etichettatura, è l'utilizzo come mezzo concettuale per la realizzazione delle sue opere di  alcuni aspetti dell'Arte Programmata, per quanto riguarda  l'inserimento  in un discorso unitario dei suoi epigoni euresici grazie alla pianificazione ragionata, monitorata e consequenziale, e dell'Optical Art, da lei usufruita per il concetto di movimento  e di cambiamento dell'immagine  e la sua trasposizione visiva. La seconda, l'elezione del cerchio a strumento concreto per la realizzazione dell'opera in quanto  inteso come simbolo  della creazione di ogni movimento e in grado, nonostante la sua forma,  di  trasformarsi in modulo ripetibile proteso alle nuove sfide della ricerca. La terza caratteristica, è l'utilizzo per le sue opere di supporti e/o  materiali poveri, ma sempre tecnologicamente contemporanei, come la plastica, capaci, non solo di sottomettersi alla creatività dell'artista, ma anche di aiutata a vedere le cose e fornirle nuove idee.
Concludendo, è doveroso sottolineare che performance  artistiche così sofisticate e durevoli, come quelle di Sara Campesan, non possono che essere dettate “solamente” da una propensione per l'arte, ma dalla fusione di questa con la personalità e, soprattutto, la serietà dell'artista, il quale, solo grazie a questo amalgama, potrà essere giudicato dal tempo, come afferma l'artista stessa,  “ Valido”.

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